L’incrocio e la strada e il marciapiede si lasciano avvolgere da lunghissimi centimetri di neve soffice e vergine. Non stupisce tanto il silenzio che ammanta la notte ed il tutto, ma il rumore netto contenuto in esso, il suono di cristalli di ghiaccio che il vento muove folle. La tempesta segue il suo corso e trasfigura i contorni della realtà quotidiana. Gli uomini seguono il filo delle proprie esistenze e qui sotto la mia finestra, a questo incrocio della vita, passano con frequenza irregolare figure dai contorni sfocati. Silhouette appena scalfite dalla bufera e rese opache dai riflessi gialli dei lampioni sul manto candido: i newyorchesi. Ecco arrivare, al centro della strada, quattro ombre schiamazzanti che si lanciano palle di neve ed eccole sparire dall’altro lato della strada, mentre, in senso opposto, passa un uomo solitario con il capo chino nascosto da un cappuccio. Poi ancora la quiete, milioni di fiocchi si posano morbidi ed una sagoma in bici pedala con affanno, davanti l’incrocio perde l’equilibrio, cade, ma la neve è morbida, l’uomo si rialza e procede. I camion dell’immondizia si sono trasformati per fronteggiare la tempesta, ora montano una grande pala spazzaneve sul paraurti e passano a due alla volta per sgomberare le strade, rompono il candore per qualche minuto, i fiocchi, però, cadono imperterriti ed ogni volta che alzo lo sguardo hanno già velato l’asfalto di nuovo. Un grande ombrello nero nasconde un uomo con passo spedito, una coppia si stringe forte. Le orme che tutti lasciano dietro di sé rassomigliano ai loro pensieri. Quei pensieri che spingono avanti nella vita nonostante la bufera e quando si son compiuti svaniscono per lasciare spazio ai nuovi sogni ed alle nuove idee.