Lo sapevamo tutti che prima o poi sarebbe arrivato anche questo giorno. E’ stato un Venti, come spesso nella tua lunga vita questo giorno è stato tanto incisivo. Quello che non sapevamo era che sarebbe arrivato davvero, giacché tu Lauretta agli occhi miei incarnavi tutto lo spirito della Storia degli Uomini in un presente costante ed eterno. Te ne sei andata in questo giorno afoso di un Luglio toscano, con un cielo incerto ed il ricordo del mare, appena aldilà della piana, dei cipressi e di certi pini odorosi. Un Mar Tirreno che dai corridoi di questo grigio ospedale si lascia solo immaginare come un vago pensiero avvolto nella luce del pomeriggio e nel frinire delle cicale. La tua Napoli è bagnata dalle stesse acque, poco più a Sud, ma è già lontana una vita intera. Nonna, tu che più di ogni altro mi hai donato il senso del Tempo e del Bello, oggi mi hai fatto l’ultimo grande dono e mi insegni la Morte, una morte dolce, colta negli ultimi baci caldi al tuo volto stanco, colta nei gesti morbidi di tutta la nostra stirpe unita intorno a te ed al tuo respiro affannato e tuttavia sereno. Una morte fredda, che mi rimane sulle labbra per molte ore, per quegli ultimi baci su una fronte ormai gelida, per quel corpo svuotato di Te sul piano d’acciaio vestito da vecchina bambina. Uno scrigno ora vuoto il cui tesoro verrà custodito in eterno nella Memoria che noi sapremo perpetuare. Una morte che è Poesia e Liberazione, una morte che è ritorno a casa, una morte che è risanamento di certi solchi profondi scavati dagli spigoli della vita. Una morte, Lauretta, che non svuota, ma colma il mio spirito della tua essenza. Tu sei in noi ora più che mai. Certo, dovrò vivere senza il tuo profumo, l’abbraccio infinito sulla soglia della tua casa, il tuo disincantato approccio ai fatti della vita, l’odore dei tuoi colori ad olio, lo scandire vezzoso dei tuoi versi e di quelli belli della nostra Letteratura, la tua Napoli che era l’unica mia e soprattutto i tuoi racconti sempre un po’ fiaba e vita vera. Nonna, io lo so che saresti potuta volar via anche prima, ma so anche che non lo avresti fatto mai senza aspettarmi e donarmi la gioia di presentarti il piccolo Antonio e di raccontarmi l’ultima storia. Tre giorni fa, sono venuto da solo nella quiete di quella stanza scarna e tu eri lucida ed io come da bambino, curioso ed incantato pendevo dalle tue labbra goloso delle tue parole rotonde e tu per delle ore mi hai narrato ancora una volta la tua infanzia tra luce ed ombra e tanta poesia. Io per la prima volta, che non sapevo sarebbe stata l’ultima, ho registrato la tua voce ed ora custodisco quest’ultimo tuo dono prezioso. Nonna mia bella, grazie, io sono perché tu sei stata. Con tutto l’Amore, il tuo primo nipote.
In memoria di mia nonna Laura Alberti,
Napoli, 20 Dicembre 1929 – Grosseto, 20 Luglio 2014